In
campo digitale grandi e piccole aziende stanno pensando sempre di più
alla produzione ecologica attraverso fonti rinnovabili e sistemi
progettuali sostenibili. Ci sono però ancora molti luoghi comuni e
informazioni non del tutto chiare sui prodotti definiti
eco-sostenibili.
Mi
viene in mente ad esempio QUESTO articolo a proposito di Google
Black.
Mi pare
che, anche per chi è veramente interessato a questi argomenti, ci
sia ancora troppa poca informazione a riguardo.
Per
questo la scorsa settimana abbiamo iniziato a parlare di
“Sostenibilità” con Erika Vicaretti, Maria
Isabella Reggio e Roberta Destefanis tre giovani designer che si
occupano di grafica, comunicazione e organizzazione di eventi
sostenibili.
La
tendenza verso la sostenibilità si è diffusa notevolmente
nell'ultimo periodo. Tra queste realtà, ne esistono alcune che si
propongono come “sostenibili”, “ecologiche” oppure “verdi”
perché effettivamente frutto di progetti attenti alla sostenibilità;
altre lo fanno senza però avere effettivamente
tutte
le carte in regola. L’abuso e l’uso fuorviante del termine
rappresentano i principali problemi connessi al concetto di
sostenibilità: esso viene talvolta attribuito a prodotti o ad
aziende che vogliono godere del valore aggiunto che comporta,
senza
garantire il controllo completo della filiera del prodotto/servizio.
Comunemente, ciò viene fatto attraverso strategie varie che vanno
dall'autocertificazione e utilizzo di prodotti dotati di marchi
ambientali (soluzioni corrette ma incomplete e, pertanto, solo
parzialmente efficaci) all'uso di una comunicazione incentrata sugli
aspetti “green” come vera e propria strategia di marketing. Si
incorre per tali motivi molto spesso in iniziative erroneamente
definite sostenibili, quando invece si tratta semplicemente di
greenwashing, ovvero azioni che si promuovono come sostenibili, ma
che lo sono soltanto
in minima parte,:
quanto basta per crearsi un'immagine
positiva che cela una trascuratezza inaccettabile nella
considerazione reale dello “sviluppo sostenibile”.
Un
approccio corretto allo sviluppo sostenibile parte, dunque, da una
corretta ed esaustiva analisi di ogni singolo aspetto connesso alla
sfera dei consumi, della produzione e della promozione. Non basta,
per esempio, compensare le emissioni di CO2 prodotte per realizzare
un oggetto oppure usare supporti cartacei riciclati come mezzo di
diffusione pubblicitaria per definirsi sostenibili: la sostenibilità
risiede nelle scelte intelligenti e ponderate condotte a monte dei
progetti, che hanno le potenzialità, in questo caso, sia di ridurre
al minimo le emissioni di CO2 totali, sia di smaterializzare la
comunicazione senza rendere necessario l’impiego di carta.
AC: Ho
letto di progetti per i blog ad impatto zero, dove, per ogni blog che
aderisce, si pianta un albero per bilanciare il consumo di CO2 emesso
dal blog, ma si tratta per lo più iniziative che vengono svolte
all'estero e non so effettivamente come vengono gestite e che impatto
abbiano nel contesto locale di chi aderisce all'iniziativa.
Far scelte
sostenibili ha inevitabili ricadute positive a livello globale, ma è
molto importante fare interventi mirati localmente, finalizzati allo
sviluppo territoriale. Valorizzare le risorse materiali ed
immateriali che si hanno a disposizione a km0 significa valorizzare e
far sviluppare coerentemente con i principi della sostenibilità il
contesto in cui ci si trova ad agire, dunque un’area su cui è più
semplice intervenire, valutare ed eventualmente correggere feedback e
ricadute. Agire localmente significa, a cascata, incidere a livello
globale, divenendo promotori di esempi comportamentali sani ed etici
esportabili attraverso la condivisione e lo scambio costante di
know-how.
AC: Il
web 2.0 sta svolgendo in questo campo un aiuto importante?
Nell’era del digitale gli strumenti web possono essere un mezzo per la diffusione di notizie e della cultura della sostenibilità. In particolare gli strumenti web 2.0 possono essere utilizzati per la condivisione e lo scambio tra gli utenti. Infatti gli utenti più sensibili a questi argomenti possono avvalersi di questi strumenti per conoscere iniziative e pratiche sostenibili e per prendervi parte. Un esempio sono i G.A.S. (gruppi di acquisto solidale), ovvero gruppi d’acquisto, formati da un insieme di persone che decidono di incontrarsi per acquistare in grandi quantità prodotti alimentari o di uso comune, da ridistribuire tra loro. I membri del gruppo creano una rete di relazioni tra loro e con i produttori, selezionati in quanto rispettosi dell’ambiente e del territorio in contrasto con il modello di consumo e di economia globale ora imperante. Oltre al risparmio economico, i prodotti acquistati secondo questa dinamica saranno anche qualitativamente superiori rispetto, ad esempio, all'acquisto di prodotti della GDO.
AC: In conclusione: si è parlato di eventi che coinvolgono per lo più la collettività o le realtà aziendali, ma è auspicabile che questi concetti arrivino anche al singolo?
Preferire stili di vita e di consumo sostenibile non presuppone rinunce o privazioni particolari. La sostenibilità sa offrire soluzioni qualitativamente non inferiori; al contrario rappresenta un valore aggiunto capace di innescare processi virtuosi che conducono ad un arricchimento ulteriore del progetto, che sa coniugare sinergicamente diversi aspetti al fine di fornire un’esperienza “aumentata” al fruitore.
E’ indispensabile comprendere il ruolo del singolo come soggetto che, consapevole del potere delle proprie scelte, è in grado di contribuire in maniera partecipata e attiva alla costituzione di un modello sostenibile su scala globale.
Nell’era del digitale gli strumenti web possono essere un mezzo per la diffusione di notizie e della cultura della sostenibilità. In particolare gli strumenti web 2.0 possono essere utilizzati per la condivisione e lo scambio tra gli utenti. Infatti gli utenti più sensibili a questi argomenti possono avvalersi di questi strumenti per conoscere iniziative e pratiche sostenibili e per prendervi parte. Un esempio sono i G.A.S. (gruppi di acquisto solidale), ovvero gruppi d’acquisto, formati da un insieme di persone che decidono di incontrarsi per acquistare in grandi quantità prodotti alimentari o di uso comune, da ridistribuire tra loro. I membri del gruppo creano una rete di relazioni tra loro e con i produttori, selezionati in quanto rispettosi dell’ambiente e del territorio in contrasto con il modello di consumo e di economia globale ora imperante. Oltre al risparmio economico, i prodotti acquistati secondo questa dinamica saranno anche qualitativamente superiori rispetto, ad esempio, all'acquisto di prodotti della GDO.
AC: In conclusione: si è parlato di eventi che coinvolgono per lo più la collettività o le realtà aziendali, ma è auspicabile che questi concetti arrivino anche al singolo?
Preferire stili di vita e di consumo sostenibile non presuppone rinunce o privazioni particolari. La sostenibilità sa offrire soluzioni qualitativamente non inferiori; al contrario rappresenta un valore aggiunto capace di innescare processi virtuosi che conducono ad un arricchimento ulteriore del progetto, che sa coniugare sinergicamente diversi aspetti al fine di fornire un’esperienza “aumentata” al fruitore.
E’ indispensabile comprendere il ruolo del singolo come soggetto che, consapevole del potere delle proprie scelte, è in grado di contribuire in maniera partecipata e attiva alla costituzione di un modello sostenibile su scala globale.
grazie
ReplyDeletedavvero è una jungla e troppe aziende cercano di fare inutili e quanto mai dannose furberie!
Vero, a quanto pare è una moda! Le ragazze saranno felici di sapere che il loro articolo è stato molto utile, grazie!
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